storia del volo (parte 7)
Scritto dall’architetto Piero Camillo Tucci
Wilbur e Orville Wright
Nonostante gli sforzi di molti storici francesi dell’aviazione, che si ostinano ad attribuire al loro connazionale Clément Ader la paternità del primo volo umano su un mezzo più pesante dell’aria (data della contestata impresa: 9 ottobre 1890), resta fuori discussione il fatto che a due fratelli americani, modesti riparatori di biciclette, va la gloria di avere compiuto il primo autentico volo sostentato a motore su un aereo ad ala fissa. E questo accadde sul desolato sfondo delle dune sabbiose di Kitty Hawk, nella Carolina del Nord {Stati Uniti), il 17 dicembre 1903.
Questa data è quindi ormai quella che con l’esclusione dei partigiani di Ader in Francia e di un oscuro ufficiale zarista nell’Unione Sovietica – viene universalmente riconosciuta come la data ufficiale di nascita dell’aviazione moderna.
I due fratelli americani, Wilbur e Orville Wright, nati rispettivamente a Millville (indiana) il 16 aprile 1867 e a Dayton {Ohio) il 19 agosto 1871, cominciarono ad appassionarsi all’aviazione il giorno che papà Wright, un pastore protestante, donò loro un elicottero giocattolo azionato da un elastico. I due fratelli, che avevano allora undici e sette anni, letteralmente se ne innamorarono.
Non lo gettarono mai via, nemmeno quando divenuti grandi, affrontarono un lavoro tipografico, che abbandonarono più tardi per aprire un negozio di biciclette. Lì, in una piccola officina attrezzata per le riparazione delle “due ruote” avrebbero preso forma le loro prime macchine volanti.
Nel 1896, l’anno della morte accidentale del grande pioniere tedesco Otto Lilienthal, i Wright, ispirandosi al suo lavoro, decisero di tentare qualche esperienza con i libratori, nei quali vedevano una prima tappa sulla strada della realizzazione di un aereo a motore. Rifacendosi ad alcune idee del pioniere francese, Octave Chanute, fabbricarono dapprima un piccolo cervo volante, biplano munito di quattro cavi che consentivano di comandare da terra lo svergolamento delle estremità alari.
Nel 1902 sperimentarono con successo un libratore affidabile così poterono passare alla costruzione di un velivolo a motore. A questo punto, bisognava trovare un motore capace di sollevare l’aereo con un uomo a bordo. Rivelatosi infruttuosa un’indagine presso i costruttori di automobili, i Wright si rivolsero a un meccanico, Charles Taylor, che li aiutò a realizzare un motore a quattro cilindri in linea azionante, mediante una doppia trasmissione a catena, due eliche controrotanti.
L’aereo sul quale venne montato questo propulsore venne battezzato “Flyer” (volatore). Era un biplano con un’apertura alare di 12,28 metri, una lunghezza di 6,43 metri e una superficie alare di 47,38 m2 Malgrado i rigori del clima i due americani decisero di provare la loro macchina volante verso la fine del 1903.
Il 14 dicembre il “Flyer” equipaggiato con pattini al posto del carrello a ruote (che sarebbe venuto dopo) e sistemato su un binario di lancio, decollò con Wilbur ai comandi. Subito dopo essersi staccato dal suolo, l’aereo accusò però una perdita di velocità, si inclinò e ripiombò a terra.
Tre giorni più tardi, il 17 dicembre, il 11 Flyer, rimesso in ordine, venne nuovamente piazzato sul binario di lancio, su un terreno pianeggiante fra le dune di Kitty Hawk, in faccia all’Oceano. con un vento da nord a 35 chilometri orari, orville iniziò un nuovo decollo.
Erano le 10 e 35 del mattino: alla velocità di 16 chilometri orari il biplano si staccò dal suolo, davanti all’obiettivo di una macchina fotografica che fissò la storica immagine. Sotto gli occhi di Wilbur e di un gruppetto di testimoni, il biplano rimase in aria per 12 secondi, percorrendo 36 metri.
Successivamente, Wilbur e poi ancora Orville effettuarono altri due voli, di 12 e 15 secondi. Infine, Wilbur fece un nuovo tentativo, restando in aria per 59 secondi e percorrendo circa 260 metri. con questo episodio si è concretizzato un sogno dell’uomo protratto per millenni: “volare”.
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